“I geni nell’arte e i tartufi nei campi se ne fregano delle regole; si trovano, ma non si possono imitare” (John Petit-Senn)
Il piccolo comune di Borrello è un luogo dell’entroterra abruzzese conosciuto per due cose eccezionali: le più alte cascate naturali d’Italia e la produzione di tartufi. In questo territorio la natura predomina, si mostra maestosa e allo stesso tempo si nasconde abilmente, per invogliarti a guardare oltre e cercare più in profondità.
Quando sei davanti alle Cascate del Verde, il respiro si ferma per un attimo e il battito cardiaco accelera, se chiudi gli occhi senti solo il fragore dell’acqua, il salto delle gocce sulla pietra e lo scorrere portentoso del fiume. Ma la magia di questo luogo la vedi anche nei vasti boschi di latifoglie, in particolare pioppete e faggete misti ad abeti bianchi, che offrono un paesaggio unico, denso di colori e profumi.
Ai piedi di questi magnifici alberi si nasconde il tesoro più prezioso di Borrello, il tartufo.

Qualche settimana fa ho avuto il piacere (e l’onore) di intervistare Vittoria Mosca, titolare della Rio Verde Tartufi, e sua figlia Mascia, giovane studentessa dell’IPSSAR, il glorioso istituto abruzzese che da decenni forma professionisti del settore alberghiero e gastronomico. L’obiettivo della chiacchierata, condotta online per i motivi noti, era quello di conoscere l’azienda e capire le dinamiche tra produzione del tartufo e territorio in cui questa attività si è sviluppata.
Siamo da sempre una famiglia orgogliosamente contadina, aperta al mondo. Viviamo in un contesto circoscritto, a volte penalizzante, tuttavia questo non ci ha impedito di confrontarci con l’esterno. Grazie soprattutto alla tecnologia siamo riusciti a portare i nostri prodotti ovunque e allo stesso tempo abbiamo fatto in modo che il mondo venisse a Borrello.
Di Vittoria mi colpisce la caparbietà: la sua forza ha qualcosa di straordinario, la sua determinazione supera agilmente barriere e ostacoli. Quando la senti parlare ti convinci che nulla è impossibile quando lo vuoi veramente. Sua madre fonda la Rio Verde Tartufi nei primi anni ’90 con l’obiettivo di far conoscere il tartufo, una delle eccellenze abruzzesi più apprezzate. Nel 2010 Vittoria prende in mano le redini dell’azienda e, seguendo il percorso tracciato, lavora per dare un’ identità al tartufo abruzzese:
Sin dall’inizio dell’attività, il mio obiettivo è stato quello di dare un’identità al tartufo abruzzese: per me non è solo un prodotto da vendere ma una storia da raccontare e trasmettere alle generazioni future. Il tartufo esprime una visione, è l’essenza di un territorio. Questi sono i valori che voglio donare ai consumatori.
Vittoria si definisce una “produnauta”, le chiedo cosa significa:
Questa parola, che ho coniato io stessa, nasce dalla necessità di definire i miei prodotti, o meglio, dalla necessità di definire il viaggio che le persone fanno attraverso i miei prodotti. Il nostro tartufo racchiude un percorso ideale che parte dalle campagne incontaminate di Borrello, un piccolo paese d’Abruzzo, fino alla tavola del consumatore: dentro c’è tutta la passione e l’orgoglio per il nostro territorio, un’emozione fortissima che voglio trasmettere a chi acquista i miei prodotti.
La Rio Verde Tartufi è ambasciatrice del proprio territorio e lavora per farlo conoscere e valorizzarne le potenzialità:
Borrello è al confine tra due regioni e tre province, dista almeno 50 chilometri dai grandi centri abitati, la vita qui è un lockdown quotidiano! Creare un’azienda in questo luogo ha richiesto (e richiede tutt’ora) grande coraggio, quello di non abbandonare le proprie radici e di crearsi opportunità di vita e lavoro nonostante tutto.
Chiedo a Mascia, la giovane figlia di Vittoria, la sua visione futura dell’azienda:
Come studente dell’indirizzo enogastronomico, vorrei esprimere attraverso il tartufo la mia visione d’insieme del cibo. Credo sia necessario coniugare tradizione e innovazione senza snaturarle, creando un insieme armonioso e accattivante. Penso al cibo come opera d’arte, come assemblaggio creativo e denso di significato: al pari dell’arte, deve suscitare un’emozione profonda e memorabile, lasciando un segno nell’anima. Credo fermamente che il cibo sia un ponte tra generazioni: ne assottiglia il divario e crea un legame profondo che va oltre le diversità.
Sorrido nel vedere come il tartufo ha già creato un ponte tra queste due donne, due generazioni diverse ma unite dallo stesso filo emotivo. Al sapore di tartufo.
La magia, a volte, sta nelle cose semplici.




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